Il Ponte Girevole rappresenta sicuramente il simbolo più conosciuto della città di Taranto. L’associazione Taranto-Ponte Girevole è praticamente automatica, un po’ come Roma-Colosseo, Parigi-Torre Eiffel, Londra-Big Ben, Amsterdam… vabbè, avete capito.
Vediamo come funziona il Ponte Girevole e ripercorriamo brevemente (sì, brevemente) le tappe della sua costruzione.
Innanzitutto, è costituito da un’imponente struttura in metallo che scavalca il canale navigabile collegando l’Isola della Città Vecchia con il Borgo Nuovo.
Le acque che il ponte sovrasta vengono solcate quotidianamente dalle piccole imbarcazioni dei pescatori tarantini, i cui volti sono abbronzati tutti giorni dell’anno.
Anticamente esisteva un vero e proprio istmo a unire le due sponde. Questo tratto di terra congiungeva l’acropoli della città (oggi “Città Vecchia”) con il resto dell’abitato, situato nell’attuale Borgo Nuovo, ma fu poi rimosso alla fine del ‘400 per proteggere il Castello Aragonese dall’attacco dei nemici. Più precisamente si trattava dei Turchi, i quali (dicono gli storici più rigorosi e preparati) erano tipi piuttosto vivaci…
L’apertura del Ponte Girevole
Assistere all’apertura del Ponte Girevole è davvero uno spettacolo singolare, tanto più considerando che avviene solo per consentire il passaggio di navi di grandi dimensioni nel Mar Piccolo o da questo verso il Mar Grande.
E’ prevista un’apertura straordinaria anche nel mese di maggio per il transito della suggestiva processione marittima dedicata al Santo Patrono di Taranto, San Cataldo.
Nell’ottobre 1989 i suoi bracci si sono invece schiusi al cospetto di Papa Giovanni Paolo II, che lasciò una traccia del suo passaggio in barca nei cuori di tutti i cittadini presenti all’evento.
Sì, ok, ma come funziona l’apertura del ponte? Provo a spiegarla come se non capissi nulla di ingegneria. Il che corrisponde al vero.
Il Ponte Girevole è diviso in due metà. L’azione degli ingranaggi le separa l’una dall’altra e le fa ruotare su un lato in modo alternato: dapprima si sposta quella più vicina all’Isola, poi quella collegata al borgo nuovo.
A conclusione della manovra, che dura circa tre minuti, le due metà del Ponte Girevole volgono verso il Mar Piccolo e sono spalancate come le braccia di un parente che ti dà il benvenuto in casa. Il borgo nuovo viene temporaneamente separato dal borgo antico e la città si spezza come un biscotto.
La nave può finalmente passare e l’equipaggio si raduna in coperta per ricambiare con enfasi il saluto della gente affacciata sul Lungomare.
Questo spettacolo non ha lasciato indifferente nemmeno Gabriele D’annunzio, che nelle sue “Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi” dedica alcuni versi al capolavoro di ingegneria di Taranto:
Passano così le belle navi pronte per entrare nella darsena sicura, volta la poppa al jonico orizzonte.
Gabriele d’Annunzio
Il primo Ponte Girevole: come era fatto?
Qualche dato serioso. Pare che il primo Ponte Girevole di Taranto risalga alla fine del 1800 e che sia stato realizzato in legno da una ditta di ingegneri di Napoli. Le turbine che ne garantivano il funzionamento erano azionate dalla caduta dell’acqua in una cisterna situata nel Castello Aragonese.
Tra il 1956 e il 1958 il ponte in legno venne sostituito con quello attuale in metallo, sostanzialmente analogo al precedente ma con funzionamento elettrico. E’ inoltre più largo di alcuni metri.
In passato, il Ponte Girevole rappresentava l’unica via di comunicazione fra l’Isola della Città Vecchia e la terraferma, ma dal 1977 è affiancato in questo compito dal Ponte Punta Penna, detto anche Ponte Pizzone, che venne costruito a cavallo del restringimento naturale che crea i due seni del Mar Piccolo.
Curiosità (= frivolezze) sul Ponte Girevole
Avete mai letto il libro o visto il film “Ho voglia di te” di Federico Moccia? No? Questo depone a vostro favore.
Stando a quello che mi ha detto un amico di un amico (ok, ho letto il libro), è la storia di due ragazzi romani che si promettono eterno amore sul Ponte Milvio legando simbolicamente un lucchetto alla catena di un lampione e gettandone via la chiave nelle acque del Tevere.
Perché vi racconto questo? Perché gli innamorati della città bimare hanno trovato nel Ponte Girevole un analogo del Ponte Milvio e hanno attaccato alla sua ringhiera i famosi lucchetti dell’amore, lanciandone la chiave nel canale navigabile.
La maggior parte di essi sono stati rimossi, altri restano coraggiosamente aggrappati alla ringhiera a suggellare qualche ardore giovanile. Nonostante le numerose immersioni nel canale, le chiavi non sono mai state recuperate (battuta!).
“Il centro storico di Taranto” di Pietro Massafra e Francesco Carrino.
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