L’articolo si intitola Piccoli esempi di generosità da imitare e fra le sue righe compare la storia di un panificio Tarantino che, invece di buttar via l’invenduto, lo distribuisce a chi è in difficoltà.

La foto del cartello affisso fuori alla vetrina del negozio ha fatto il giro del web superando le 700 condivisioni e arrivando all’attenzione di un articolista dell’Huffington post, Mauro Leonardi (Twitter: ), che ha deciso di scriverci un pezzo.

Cocciuti, disfattisti. Che i tarantini non siano perfetti è una verità indiscutibile, come è indiscutibile che ogni popolo abbia i suoi meriti da esibire e i suoi scheletri da nascondere. Vedi i genovesi, tacciati di essere troppo attenti al portafogli; o i napoletani, esageratamente superstiziosi.
Clichè a parte, proviamo a vedere le cose da un’altra prospettiva, a dotare il nostro sguardo di lenti fiduciose e propositive.

La generosità di un panificio di Taranto

Un piccolo panificio di una città della Puglia viene elevato a esempio di generosità da imitare da una delle riviste online più apprezzate in Italia, ponendo tutti i cittadini di Taranto sotto una nuova luce: quella dell’accoglienza, dell’ospitalità e del buon cuore di cui sono capaci. Se vogliono.

Niente di straordinario, direte. Forse aggiungerete che c’è persino della furbizia nel gesto del commerciante. “Chissà quanta pubblicità si starà facendo con due parole scritte col pennarello”, rimbrottano i diffidenti. Ma, cari lettori, è proprio questo il punto. Taranto ha bisogno di pubblicità del genere, di storie così per trarre energia, speranza, ispirazione.

Donare a chi ha bisogno significa fare cosa gradita anche a chi non beneficia di questo servizio. Chi il pane lo paga, lo farà più volentieri. E cosa c’è di male in questo? Attenzione, disponibilità e gentilezza sono le prime fonti di guadagno, il motore degli affari, siano esse rivolte al bisognoso o al cliente pagante.

E fu così che un panettiere riuscì in un’impresa impossibile a molti: sollevare un polverone (di farina) su Taranto e dimostrare che si può fare notizia con una buona azione (nell’intento e nel gusto), ricordando a tutti, cittadini in primis, di che pasta siamo fatti. 

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