Le Clementine del Golfo di Taranto sono mandarini dolci e lievemente schiacciati ai poli. Il loro migliore pregio è che sono in gran parte senza semi: il più sfortunato ne troverà al massimo tre per frutto.

Pensate che, prima di mangiarli, sottopongo gli spicchi ad un attento esame: li metto in controluce uno per volta (sì, sono schizzinosa) per verificare che non ci sia il nocciolo (e assicurarmi che la sfortunata di cui sopra non sia io).

A renderne pregiata la qualità è il clima soleggiato del Golfo di Taranto che favorisce la perfetta maturazione del frutto. La raccolta viene effettuata rigorosamente a mano per evitare che le clementine vangano danneggiate al momento dello “strappo” dall’albero. Il periodo migliore per gustarne le proprietà organolettiche è quello compreso fra settembre e dicembre.

Oltre a possedere un elevato contenuto di vitamina C, le Clementine di Taranto sono rinfrescanti e diuretiche. Si possono consumare sia al naturale sia per preparare succhi, sciroppi, sorbetti, marmellate.

spicchi di clementine

Un po’ di storia sulle Clementine Taranto

Il nome di questo agrume viene da Padre Clemente Rodier, che le scoprì in Algeria. Un’altra ipotesi sostiene che la clementina sarebbe stata creata molto tempo prima in Cina per poi essere diffusa nel bacino del Mediterraneo intorno al XVIII secolo. La cultura specializzata degli agrumi a Taranto risale agli inizi del 1900, ma solo dopo il secondo dopoguerra si assistette a un’espansione della coltivazione.

Nel 1992  questo agrume è stato insignito della certificazione IGP, marchio di Indicazione Geografica Protetta.

La clementina del golfo di Taranto è coltivata esclusivamente nei comuni della Provincia di Taranto, soprattutto Palagiano, che è infatti definita la “città delle clementine”. Palagiano ha un terreno più fertile è più adatto alla loro coltivazione rispetto agli altri comuni, e non è dunque un caso che la cittadina dedichi ogni anno una settimana di festa alla sagra del mandarino.

Nel periodo natalizio la sua buccia, a volte liscia, altre rugosa, viene per tradizione adoperata per coprire i numeri delle cartelle della tombola.

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