Intorno alla nascita di Taranto si raccontano leggende bellissime. Dicono che queste storie siano il frutto dell’immaginazione dei Greci che volevano in qualche modo avvallare l’origine divina della città e l’indole valorosa dei suoi fondatori.

I racconti leggendari più celebri sono quelli di Taras, Arione e Falanto. Cominciamo col primo di questi eroi.

La leggenda di Taras

Taras era figlio della ninfa Satyria e di Nettuno, dio del mare. Era a capo di una flotta che sbarcò alla foce di un fiume che più tardi prese il suo nome. Sulle rive del corso d’acqua cominciò a fare sacrifici per ringraziare il padre del buon viaggio intrapreso e propiziare l’edificazione di una nuova città in quel luogo.

A quei tempi funzionava così. Diciamo che sacrificare animali era di buon auspicio come lo è oggi regalare un cornetto della fortuna o appendere una staffa di cavallo sulla porta.

Taras stava appunto compiendo questa primordiale operazione chirurgica (le interiora degli animali venivano sventrate e arse in onore del dio) quando all’improvviso vide saltare un delfino nelle acque del fiume.

stemma taranto

Il giovane interpretò questa apparizione come il segno del favore di Nettuno, del suo incoraggiamento a fondare la città. La chiamò Saturo per omaggiare o la madre Satyria o la moglie Satureia (chissà che confusione in famiglia), località che ancora oggi porta questo nome.

Alcuni secoli più tardi approdarono in questo stesso luogo gli spartani guidati da Falanto che si impossessarono della città e vi stabilirono un governo aristocratico. Ma questa è un’altra storia.
Torniamo a puntare la telecamera su Taras. Un giorno, mentre era intento a fare sacrifici, cadde nelle acque del fiume e, nonostante le ricerche di coloro che assistevano al rituale, il suo corpo non venne mai trovato.

Tutti si convinsero allora che era stato il padre Nettuno a portarlo con sé per accoglierlo nel novero degli eroi. Gli fu dunque dedicato un tempio in cui venne venerato come un dio dagli abitanti della città.

Sulle antiche monete di Taranto è raffigurato Taras a cavallo di un delfino che impugna nella mano sinistra un tridente (simbolo di Nettuno) e nella mano destra un vaso da sacrificio che rimanda ai rituali propiziatori che il giovane era solito fare al dio del mare.

stemma taras

Taras e lo stemma civico di Taranto

Taras e il suo delfino sono oggi rappresentati nello stemma civico della città, riconosciuto ufficialmente il 20 dicembre 1935 da un decreto reale:

D’azzurro, al delfino nuotante e cavalcato da un dio marino nudo sostenente nel braccio sinistro un panneggio svolazzante e con la destra scagliante il tridente, al capo cucito di rosso centrato, caricato della conchiglia d’oro, posta fra la leggenda Taras.

Come si vede nelle foto, l’attuale stemma raffigura Taras a cavallo del delfino mentre impugna un tridente e la clamide, il mantello utilizzato dai greci in battaglia. Si ispira evidentemente all’immagine riportata sulle monete magno-greche, anche se con alcune varianti.

Per le mani di Taras sono infatti passati vari oggetti…ora questo, ora quello, ora a destra, ora a sinistra…
Arrivare a questo risultato non è stato semplice, anzi, si sono susseguite nel tempo varie versioni dell’emblema civico.

Tanto per cominciare, lo stemma più antico in assoluto era completamente diverso e coincideva con quello che è oggi il simbolo della provincia ionica: lo scorpione con la corona e i tre gigli sul dorso, avete presente?

Lo scorpione è rimasto in voga per 17 secoli e pensate che a sceglierlo fu Pirro in persona! Se volete conoscere maggiori dettagli, vi consiglio di leggere questo articolo sulla storia dello stemma di Taranto.

Nel 1589 lo stemma scelto da Pirro venne sostituito con quello di Taras a cavallo del delfino, ma la sua mano sinistra, invece di essere avvolta nel mantello come nella versione attuale, impugnava uno scudo raffigurante uno scorpione.

Fonti:
“Breve storia di Taranto narrata al popolo” di Andrea Martini
“Gli stemmi raccontano”, a cura di Antonio Maglio

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