Taranto ha dato i natali a uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi: Giovanni Paisiello. Un nome che nelle corti d’Europa come Vienna, Parigi, Pietroburgo, era sinonimo di genialità, estro, ma che a Taranto, oggi, vuol dire ben poco.

Quanto ne sappiamo di questo artista? Cosa possiamo fare per onorare la grandezza che conobbe in vita?

Beh, tanto per cominciare possiamo conoscerne meglio la storia e i successi. E, visto che ci siamo, ricordare che il 5 giugno 2016 è ricorso il bicentenario della sua morte.

Il compositore tarantino morì infatti il 5 giugno del 1816 all’età di 76 anni, non senza aver lasciato al suo pubblico una sterminata produzione musicale. Ma andiamo con ordine.

In questo articolo celebreremo uno dei più grandi esponenti della tradizione operistica italiana, che il caso ha voluto nascesse a Taranto. Racconteremo Paisiello come uomo e come artista, scrollando la polvere dai suoi spartiti e dalle nostre memorie a breve termine.

“La vita di lui è una serie di gloria non interrotta. Narrandola semplicemente e con ischiettezza gli si tesserà il migliore degli elogj.”
Luigi Gassito, Napoli 1816

Giovanni Paisiello: il bambino prodigio di Taranto

Giovanni Paisiello nacque a Taranto il 9 maggio 1741 e fu battezzato nel Duomo di San Cataldo. Il padre, veterinario, lo iscrisse al Collegio dei Gesuiti con l’intento di destinarlo agli studi legali, se non fosse che, sin dalla giovane età, cominciò a scintillare in lui il talento musicale.

Mentre cantava in oratorio, il suo maestro rimase talmente tanto colpito dalla bellezza della sua voce e dalla finezza del suo orecchio, che decise di introdurlo ai principi della musica.

I risultati furono sorprendenti: c’era nel ragazzo l’impronta del genio. A Taranto nessuno era all’altezza di gestire un simile talento. Fu perciò consigliato ai genitori di mandarlo a Napoli a studiare musica sotto qualche accreditato maestro.

Il padre cedette dopo non poche reticenze: avrebbe preferito farne un avvocato e non un “masticatore di crome”. Eppure, mai scelta fu più azzeccata: il giovane Paisiello fu iscritto al conservatorio di Sant’Onofrio. I suoi appunti musicali erano presi a modello dai compagni e guardati con ammirazione dagli insegnanti.

Fu durante gli anni del conservatorio, quando aveva soli 18 anni, che compose le sue prime opere, che gli guadagnarono le lodi del mondo musicale di quel tempo.

paisiello taranto

Paisiello al servizio dei più grandi sovrani d’Europa

Il clamoroso successo di questi primi saggi estese la sua fama a tutta la penisola, tanto che non vi fu teatro italiano per il quale non avesse composto.

Ben presto gli si aprirono le porte dell’Europa: lavorò a Pietroburgo per 8 anni come maestro di cappella presso la zarina Caterina II di Russia, poi fu la volta di Vienna e Parigi, qui convocato da Napoleone in persona, che gli corrispondeva un profumatissimo compenso, più che ad altri compositori suoi contemporanei (10mila franchi, oltre ai 4800 di vitto e alloggio), per la direzione della musica di corte alle Tuileries.

Tuttavia, Parigi accolse freddamente la sua opera “Proserpina”, perciò, nel 1803, chiese e ottenne con difficoltà da Napoleone il permesso di tornare in Italia, giustificato dalla cagionevole salute della moglie Cecilia Pallini.

A Napoli i Borbone tornarono sovrani e il grande compositore tarantino, la cui carriera era condizionata dal potere politico, dovette accettare il declino della sua popolarità, legata ormai alla famiglia Bonaparte. Morì pochi mesi dopo la moglie, la cui scomparsa lo colpì duramente e ne aggravò le condizioni di salute.

Le opere di Paisiello: la vicenda del “Barbiere di Siviglia”

La sterminata produzione di Paisiello conta circa 94 opere. Tra queste, non si può dimenticare “Il barbiere di Siviglia”, fonte di ispirazione per “Le Nozze di Figaro” di Mozart, che ebbe un grandissimo successo in tutta Europa, ma che venne poi oscurata dal successivo rifacimento di Rossini.

La versioni dei due compositori si assomigliano molto, eppure quella di Rossini finì presto con l’eclissare il precedente lavoro di Giovanni Paisiello, a cui raramente si riconduce la paternità originaria dell’opera.

Altri suoi capolavori sono l’aria “Nel cor più non mi sento”, tra le più celebri di ogni tempo, tratta da “La Molinara” e interpretata anche da Pavarotti, e “La serva padrona”.

I pregi caratteristici della sua composizione erano la semplicità, la chiarezza del disegno, la leggiadria dei canti, lo spirito arguto dei pezzi comici.
Ingiustamente dimenticata anche la produzione strumentale, tra messe, mottetti, cantate, quartetti e concerti di vario genere.

Taranto festeggia il bicentenario della scomparsa di Paisiello

Per celebrare il musicista e compositore tarantino Giovanni Paisiello nel bicentenario della sua scomparsa, è stata prevista a Taranto una ricca programmazione di eventi artistici, culturali e musicali.

Non possiamo tuttavia ignorare le condizioni di degrado in cui versa l’antica dimora di Giovanni Paisiello, a Taranto Vecchia. Una abitazione modesta, eppure colma di significato, che potrebbe (e dovrebbe) ospitare un museo dedicato al grande artista.

Immaginate che bello sarebbe se quei progetti di riqualificazione, più volte annunciati e mai compiuti, avessero reso la palazzina un luogo di cultura… pensate a centinaia di turisti in visita, in questo e in altri luoghi della città vecchia, fra un concerto e un evento dedicato al nostro illustre concittadino.

“Una generazione che ignora la storia non ha passato… né futuro.”
Robert Anson Heinlein

Quanto ne sappiamo di Paisiello? Cosa possiamo fare per onorare la grandezza che conobbe in vita? Le risposte sono da qualche parte in città vecchia, fra polvere e macerie.

Fonti Bibliografiche:

Onori Funebri a Paisiello, Elogio Storico recitato dal Cavaliere Luigi Cassitto

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